L’INTERESSANTE E SPROPOSITATO USO DEL VERBO “TRASFORMARE” DOPO I LAVORI IN SALITA

Innanzitutto mi scuserà SALMO se ho rielaborato (vedi titolo immagine) in forma interrogativa una frase del testo di un suo brano a scopi “atletici”.
Ogni tanto sento parlare colleghi e atleti stessi di lavori piuttosto specifici in cui trasformano COSE (quali cose ancora non mi è chiaro) quando fanno seguire corse in piano a dei lavori in salita (o altri tipi di mezzi basati su differenze di velocità e uso della forza specifica di corsa).
Podisti e ciclisti in egual modo, in effetti, senza alcuna differenza.
Non solo: ho notato che sul web ci sono dei post piuttosto tecnici sui vari blog o profili FB che usano questo stesso verbo nella descrizione della messa in opera di questi lavori a caratteristiche miste.
Proviamo a fare chiarezza.

Bruce Banner si trasforma in Hulk quando si arrabbia.
Goku si trasforma in super-sayan cambiando colore di capelli e potenza d’attacco in Dragonball.
Hiroshi Shiba si trasforma nella testa di Jeeg Robot quando unisce i pugni.
Etc, etc…
(Se avete pensato anche a Superman o l’Uomo Ragno…….NO. Loro hanno superpoteri anche in abiti civili, solo che non lo fanno vedere).
Insomma, trasformare significa mutare, modificare radicalmente qualcosa in qualcos’altro.
In questo caso, oltretutto, in breve tempo: il tempo di una corsa in piano.
Mi dispiace: che ripetute o medi in pianura, dopo una o più salite, trasformi fibre, corpi, organismi o suppellettili…è una magia non ancora certificata.
Vediamo allora cosa accade realmente.
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ATTIVAZIONE NEUROMUSCOLARE

I lavori ad alta intensità in salita (sprint o ripetute), come tutti i lavori dove viene richiesto un quantitativo consistente di forza in breve tempo, hanno innanzitutto scopi di attivazione neuromuscolare.
Servono cioè a svegliare il sistema nervoso e reclutare quante più unità motorie possibili all’interno di un singolo mezzo allenante.
Si tratta sommariamente, soprattutto quando parliamo di persone poco allenate a questo tipo di stimolo, di insegnare al sistema nervoso ad appoggiarsi ad un range più vasto di fibre nell’esecuzione di uno sforzo.
Più fibre in appoggio simultaneo = più forza sprigionata.
Nella corsa (o nella pedalata) ad andature medie e costanti fino anche ad oltre la seconda soglia del lattato, questo normalmente NON succede.
Infatti, quando l’intensità è consistentemente inferiore al proprio impegno massimale, le fibre che vengono richiamate al lavoro sono meno e di tipologia differente (maggioranza di fibre lente/aerobiche e poche veloci/anaerobiche di tipo IIa) rispetto al richiamo che avremmo ad intensità para-massimali.
Per esempio, negli sprint, nei lavori balistici e nei lavori pliometrici abbiamo un uso più ampio ed istantaneo di uno spettro di fibre più potenti, fibre veloci (fast twitch) che normalmente non vengono reclutate.
Ad andature meno importanti è solidamente in atto un meccanismo di rotazione delle fibre stesse che permette loro di continuare più a lungo la stessa tipologia di contrazione grazie ad un susseguirsi incessante di lavoro/riposo.
Tale meccanismo è chiamato meccanismo asicrono di reclutamento.
Aver presente questi semplici concetti aiuta a comprendere cosa succede nei lavori descritti in precedenza.
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MA ALLORA COSA SI “TRASFORMA”?
Nulla.
Affiancare mezzi allenanti a buona andatura in pianura (attorno alla soglia del lattato o comunque vicino ad essa) subito dopo ad imponenti sforzi in salita non trasforma un santissimo accidenti a livello fisiologico, se non, sommariamente, delle sensazioni.
Parliamo di queste “trasformazioni percettive” allora.
- Si passa da una forzata sensazione di pesantezza dovuto ad uno sforzo importante su un pendio ad una molto più “seduttiva” di ali ai piedi (o quasi) in piano.
- Una seconda sensazione da registrare riguarda la possibilità di riuscire a fare andature interessanti da subito, con meno fatica, ed è la conseguenza diretta del richiamo neuromuscolare appena compiuto.
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I PERCHÉ FISIOLOGICI: ASPETTO NERVOSO

Il perchè di questi effetti è dovuto esclusivamente all’aspetto nervoso descritto in precedenza: in salita sono state reclutate unità motorie che possono venire in aiuto a ciò che si va a fare in piano. E’ come se la performance avesse più supporti a cui appoggiarsi.
Quindi a parità di fatica si va più forte, a parità di velocità si fa meno fatica. É ovvio che questo aspetto, se non allenato, tende a scomparire velocemente nel tempo, poichè la corsa è una attività a basso uso di forza in generale, quindi è necessario riprendere questi reclutamenti con una certa periodicità.
C’è un secondo aspetto fisiologico da sottolineare, questa volta, se vogliamo, più a livello biochimico.
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I PERCHÉ FISIOLOGICI: ASPETTO DI PULIZIA DAL LATTATO PRODOTTO

Lavorare a caratteristiche miste (salita/piano, per esempio) produce ciò che tecnicamente viene chiamato un lavoro aspecifico sul lattato.
Reclutando fibre muscolari differenti (spettri veloci di tipo IIa soprattutto e qualche IIx) da quelle che normalmente vengono usate in piano (fibre aerobiche o di tipo I e una prima varietà di tipo veloce IIa), con richiami di potenza maggiori, avremo una maggiore richiesta energetica in termini glicolitici e una conseguente extra-produzione di lattato.
Questa extra-produzione sarà a carico proprio delle fibre veloci che siamo abituati ad usare di meno e che sono, per caratteristica propria, forti produttrici di questo metabolita.
Ecco allora che, passati in piano, può scattare un lavoro di “riciclaggio” del lattato prodotto durante gli sforzi più intensi: un suo uso (è una ottima fonte energetica!) da parte delle fibre stesse che lo producono, di quelle vicine e dei vari organi (cuore, cervello……e poi fegato e reni, dove viene riconvertito in glucosio).
Se non è chiaro il perchè, proviamo a ragionare: sappiamo che le velocità attorno alla seconda soglia del lattato sono in assoluto quelle in cui il lattato viene meglio smaltito (oltre che prodotto).
Questo è un punto piuttosto interessante e direi centrale:
con la salita abbiamo richiamato più fibre al lavoro e, col successivo impegno in piano, diamo possibilità (o, se volete, alleniamo) il nostro impianto di fibre aerobiche a sfruttare il lattato prodotto e liberarci quanto prima dei sottoprodotti metabolici accumulati.
Una sorta di “lavanderia self service”.
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Gli aspetti principali di questa tipologia di lavori sono:
- un aspetto neuromuscolare di rinforzo e richiamo al lavoro di unità motorie veloci
- un aspetto legato allo smaltimento del lattato
Capite che di “trasformato” in questi passaggi non c’è proprio nulla nella accezione che gli si vorrebbe dare.
Ma andiamo oltre nella pratica di questi mezzi e vediamo quando possono essere utili.
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UTILITÁ: SOLO IN ALLENAMENTO?
ACHTUNG: gli effetti di questi lavori scadono in tempi brevi.
La finestra di reale influenza è piuttosto limitata e va assolutamente richiamata con costanza all’interno della pianificazione perchè non decada.
I suddetti mezzi allenanti possono essere svolti in diverse combinazioni ed usati al meglio in base al livello dell’atleta, al grado di fitness, al momento in cui si trova nella programmazione e alla finalità allenante.
Non sono utili solo in allenamento, quindi.
Un esempio?
Un classico del riscaldamento pre-gara di mezzofondo o fondo breve su strada (anche un 5000) potrebbe essere 4 o 5 volte 6/8 secondi di sprint in salita poco prima della gara (diciamo 6/8 minuti prima) oppure degli allunghi in piano a velocità sostenute in completa decontrazione.
Altro esempio:
ai miei atleti spesso faccio fare 4/5 sprint in salita da 80mt per “attivarli” post riscaldamento, per meglio rendere nei successivi lavori. Ad alcuni sembrerà strano forse, ma è una pratica che ha una ottima resa.
Come diceva GUIDO ANGELI…”Provare per credere”!
D.