IL CONCETTO DI FLUIDITÀ ALL’ATTO DI UNA PROGRAMMAZIONE: COME NASCE LA PROGRAMMAZIONE DINAMICA

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Partiamo dal concetto, che ritengo fondamentale (e che ormai dovrebbe essere ampiamente chiaro per chi mi segue) che non solo siamo tutti diversi perchè unione di tanti incontri probabilistici fra genetica e vita quotidiana ma, addirittura ogni giorno, ognuno di noi riesce ad essere parzialmente diverso dal giorno prima. Sia a livello cellulare sia, ancora più in piccolo, a livello molecolare.
E questo è ancora più vero se inseriamo l’allenamento e lo stress giornaliero nel mezzo.
Spesso agli atleti che seguo faccio un esempio semplice in questo senso: chiedo che ci si immagini come un contenitore, con capacità giornalmente variabile, da cui vengono prelevate energie.
Spesso mi si dice: “Ma come variabile? Se io sono un contenitore da 50 litri, forse riuscirò ad avere più o meno contenuto, ma sempre quello sono!”.
Eh, no. Le cose sono diverse e molto più interessanti. Il contenuto cambia con il contenitore.
Ma parliamo coi fatti e facciamo un paio di esempi semplici fra i tantissimi disponibili.
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TANTI, TUTTI UGUALI
Il primo è un classico da cui già avevamo attinto nel primo volume di RUN. L’applicazione di uno stesso programma di allenamento ad un gruppo di persone (10, 100, 1000, 10000, quelle che vi pare).
Anche se il programma fosse perfetto, otterremmo vari esiti: la maggior parte di questi sportivi riscontrerebbe discreti risultati, alcuni piuttosto scadenti, altri piazzerebbero personal best a ripetizione, altri ancora si infortunerebbero, e così via. Tutto questo secondo percentuali variabili, con una buona media nel mezzo. La classica curvatura gaussiana o grafico a campana, pura statistica.
Adesso entriamo dentro una di quelle medie e cominciamo a osservare dati oggettivi che possano permetterci confronti. Prendiamo 10 atleti con identico valore di massimo consumo di ossigeno: un numero qualsiasi fra 40 e 80, chessò: 58. Questo numerino, come ormai sappiamo, è puramente descrittivo, serve a catalogarci, nient’altro. Infatti, se tutto fosse facile, dato quel numero, quei 10 dovrebbero ottenere una prestazione del tutto identica.
Eppure, nella pratica, date stesse gare e/o allenamenti, i dieci performano in maniera diversa.
La verità è che ognuno di loro ha limitazioni psico/fisiologiche del tutto individuali. Quindi, dati allenamenti o competizioni uguali, avremo espressioni soggettive di quei limiti e conseguenti prestazioni e risultati differenti. Non solo: quelle espressioni sarebbero influenzate dalle quotidiane modificazioni che gli stili di vita stessi di quegli atleti provocherebbero.
Quindi contenitori e contenuti non potranno mai essere costantemente uguali.
Ed eccoci al dunque.
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MEDIA STATISTICA
La premessa su cui si basano tutti i piani di allenamento venduti in massa e nella maggior parte dei libri sulla corsa o sul triathlon, deve forzatamente seguire canoni generici e partire da una media statistica.
Per cui, se ti garba vedere dove ti posizioni in quella famosa curva gaussiana, non devi che seguire ciò che viene proposto (tabelle, dati & c.): una scelta tutto sommato onesta e condivisibile, soprattutto se non si ha voglia di pensare troppo e ci si accontenta di ogni possibile risultato.
É una condotta basata su uno standard, non su risposte individuali, né sui singoli sistemi biologici in gioco. Però, se uno lo sa e gli va bene, è liberissimo di accettarlo.
In fondo non possiamo negare che cercare di adattare un atleta ad un modello, piuttosto che un modello ad un atleta, è di certo più semplice per chiunque (tecnici compresi). E spesso porta risultato, soprattutto se si ha la fortuna di avere di fronte una fisiologia congruente al modello in uso.
Ma, dopo aver letto sino a qui, sarebbe interessante poter andare oltre questa possibilità.
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ALTRE OPZIONI
Esiste infatti una seconda opzione plausibile, che è di certo più ingaggiante rispetto alla prima, ma esclude a priori la pigrizia di pensiero.
Pensiamo a quanto ben di dio di tabelle e informazioni c’è là fuori a cui potenzialmente attingere. Quante proposte da elaborare e plasmare a proprio uso.
Non è infatti necessario buttare via nulla, sarebbe stupidissimo: ogni santissima riga scritta sui libri, tabella confezionata o numerino sui nostri device da polso, dovrebbero poter essere incrociati, interpretati e adattati secondo un linguaggio differente rispetto alla semplice e statica adesione di cui sopra.
Certo, alcune informazioni specifiche ci forniscono un grosso bacino da cui attingere, un pò come sapere quali siano le zone migliori dove andare a pescare in mare. Ma tra sapere che in quel chilometro quadrato girano molti pesci e sapere dove lanciare esattamente l’amo per pescare una bella cernia, beh, c’è differenza.
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FLUIDITÁ
Ecco che, al di là del credo pianificatorio che si può adottare in termini di allenamento (modelli lineari, non lineari, polarizzati, misti, pomodorini e prosciutto, funghi e rucola, etc), ogni sportivo dovrebbe tener conto che l’unico concetto plausibile per gestire e appoggiare il proprio credo pianificatorio nel migliore dei modi dovrebbe essere la fluidità, cioè la possibilità di adeguare il programma, anche giornalmente se necessario, alle peculiarità, alla mutevolezza e alla instabilità fisiologiche che ci contrassegnano come esseri umani.
Questo è valido sia se attingiamo da qualcosa che è già stato scritto ed impostato su medie particolari (una qualsiasi tabella), sia se siamo noi a creare un percorso ex novo.
Se la modifica del già scritto diviene una sorta di costante lavoro “scalpello e martello”, questa programmazione la definirei, al di là della terminologia classica, una “programmazione dinamica”.
Per qualificarla al meglio, piuttosto che proiettare i nostri piani con settimane di anticipo, sarebbe necessario trasformare ogni sessione di allenamento in una valutazione, consentendo feedback più stretti fra loro e un processo decisionale più efficace e strategico.
Naturalmente, per fare tutto questo, è necessario porre attenzione all’insieme di segnali biologici, fisici e psicologici che abbiamo a disposizione.
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RUN VOL. 2
Affronteremo questo intero argomento in modo diretto in RUN vol. 2, a cui sto lavorando in ogni momento libero a disposizione. Da quasi 900 pagine di miei scritti accumulati in questi ultimi 2 anni, sto cercando di tirare fuori un compendio più leggibile, semplice e snello, più adatto ad ogni palato.
Ancora un pò di pazienza: questo autunno dovremmo esserci!
😉👋