ACIDO LATTICO: 7 MITI DA SFATARE

“Acido lattico, il peggior nemico di un atleta”. Si, forse nel 1900.
Ad oggi la scienza ha indagato a fondo e compreso meglio il suo status all’interno del corpo.
Il lattato è una delle sostanze più importanti che una persona (e ancora di più uno sportivo) produce e, se vogliamo proprio dirla tutta, aiuta a ritardare la fatica anziché causarla.

Non ci resta che prendere la mitologia classica su questo metabolita e sfatarla, mito dopo l’altro.

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MITO N. 1: IL TERMINE ACIDO LATTICO

L’acido lattico praticamente non esiste come tale nel nostro corpo. E’ dissociato per oltre il 99% in due ioni: ione lattato (La-), carico negativamente, e ione idrogeno (H+), carico positivamente. Per questo motivo è più corretto parlare sempre di lattato, piuttosto che di acido lattico.

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MITO N. 2: IL LATTATO È PRODOTTO QUANDO IL NOSTRO CORPO FINISCE L’OSSIGENO

Questa l’ho sentita dire troppe volte.
Il lattato comincia ad essere super-prodotto quando entra fortemente in gioco la glicolisi, ovvero lo strumento che il nostro corpo ha a disposizione per garantirsi una produzione energetica veloce ed efficace tramite l’uso del glucosio. L’ossigeno è sempre presente all’interno dei nostri processi biochimici e se anche in alcuni casi il suo uso è inferiore non significa certo che in quel momento il nostro corpo “l’abbia finito”!

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MITO N. 3: IL LATTATO È PRODOTTO SOLO QUANDO FACCIAMO SFORZI INTENSI

Il nostro corpo produce costantemente lattato, anche a riposo.
Questo perchè la glicolisi è costantemente attiva e collabora dinamicamente alla produzione di energia.
Il glucosio è infatti in grado di essere usato a fini energetici ad un ritmo molto rapido, secondo solo alla fosfocreatina, che però è stipata nei muscoli in piccole manciate, esauribili in pochi secondi. Durante l’esercizio ad alta intensità, i muscoli richiedono alti quantitativi di ATP (la nostra moneta di scambio energetico), ed ecco perchè gli zuccheri e di conseguenza il lattato (biochimicamente…la metà di uno zucchero) diventano così importanti.
Quindi, una frase più corretta da dire è: “il lattato è prodotto in maniera più consistente quando la richiesta energetica si alza”.

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MITO 4: IL LATTATO É UN PRODOTTO DI SCARTO

Sapete cos’è grossolanamente il lattato? Un carboidrato a cui è stata “rubata” la metà del carbonio.
Quindi è ancora una buona fonte di energia. Il nostro corpo non butta via niente, statene certi.
La sua produzione è l’esempio principe del motto “reduce, reuse, recycle” e si tratta di un processo atto proprio ad impedire lo spreco di energia.
A differenza del glucosio, il lattato può essere esportato dall’interno di una cellula al flusso sanguigno ed essere così utilizzato da altri muscoli e organi (cuore/fegato/reni/cervello).
Questa è una caratteristica molto importante del nostro metabolismo, poiché la produzione di lattato consente essenzialmente di inviare potenziale energetico inutilizzato altrove (muscoli, organi) in grado di sfruttarlo! (processo chiamato “Shuttle del lattato”🚀).

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MITO 5: IL LATTATO E’ LA CAUSA DELLA FATICA E DELLA ACIDOSI

Molti credono che il lattato sia un metabolita velenoso.
Scrivetelo a caratteri cubitali: il lattato non causa affaticamento, ma è causato da esso e serve a mitigarlo.
Il vero colpevole è nascosto.
La “sfortuna” del lattato è che si accompagna sempre alla presenza di altri metaboliti, ioni idrogeno in primis, che sono la caratteristica principale delle sostanze acide: una volta accumulati, sono questi “signori” che facilitano una diminuzione del pH cellulare e la creazione di un ambiente leggermente acido.
Va notato che quando parliamo di una maggiore acidità, parliamo di cambiamenti marginali del pH. Un aumento dell’acidità del sangue riduce successivamente la contrattilità muscolare e compromette le nostre prestazioni.

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MITO 6: SI FANNO LE RIPETUTE IN SOGLIA DEL LATTATO PER ABBASSARNE LA PRODUZIONE

NO.
Quando misuriamo i livelli di lattato nel sangue, ciò che stiamo realmente misurando è la differenza tra quanto ne viene prodotto (e raggiunge il sangue) e quanto ne viene utilizzato. Pertanto, la produzione di lattato non è un problema finché esso riesce ad essere smaltito (e quindi i sottoprodotti ad esso associati non si accumulano).
Le ripetute in soglia, o meglio ancora, leggermente al di sopra di essa, servono a produrre una maggiore quantità di questo metabolita, ad abituare il nostro corpo a doverne smaltire lotti sempre maggiori ed allenarlo a tamponare l’acidità causata dai suoi sottoprodotti.
I quattrocentisti e gli ottocentisti, da questo punto di vista, devono migliorare anche un’ulteriore qualità, che è quella della tolleranza al lattato, ovvero la capacità di convivere con altissime produzioni di esso e una cospicua acidità, continuando ad esprimere il massimo del potenziale.

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MITO 7: IL LATTATO PROVOCA PROVOCA DOLORI MUSCOLARI

Molti credono che i dolori post-gara siano causati dal lattato, motivo per cui è importante eliminarlo durante il defaticamento post-esercizio. Il defaticamento è importante e può effettivamente ridurre il DOMS (indolenzimento muscolare a insorgenza ritardata), ma per ragioni che non hanno nulla a che vedere con il lattato. Il lattato non innesca alcun dolore correlato all’esercizio e, comunque, in uno sportivo allenato, ritorna a livelli basali da 1 a 3 ore post-esercizio.

I muscoli dolorano invece per altri motivi: nel caso specifico della corsa le cause sono le micro-lesioni causate da:
– contrazioni cicliche ripetute a lungo
– assorbimento dei continui impatti al suolo

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Alla prossima,

D.

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