IL FANTASTICO MONDO DELLA PROGRAMMAZIONE DEGLI ALLENAMENTI: PENSIERI A RIGUARDO

Alice in Wonderland di Tim Burton

Sto per fare un post breve in onore di mia moglie, che dice che scrivo sempre troppo.

Ha ragione.

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PROGRAMMARE o PIANIFICARE? QUELLO CHE VI PARE!

Programmare = organizzare secondo criteri prestabiliti in vista di un fine; pianificare.

Enciclopedia Treccani

In effetti Pianificare avrebbe un senso più indirizzato al lungo termine (“fare un piano”) e i tecnici seri lo usano sempre con un certo senno. Però io dico…se anche la Treccani non si fa delle pippe su sta roba, mi chiedo perchè dobbiamo farcela noi. O forse non sono un tecnico serio, ecco, forse è per quello :-).

Fatto sta che ci siamo capiti: parliamo della serie di stimoli allenanti che, uno dopo l’altro, formano i micro-e-macro-cicli di allenamento, ciò che, allontanandoci un pò, leggiamo come “tabella di allenamento”.

Ai due verbi-sinonimo elencati in calce si affianca il terzo incomodo: “periodizzare“. E qui scatta la leggera differenza: per periodizzazione si intende la suddivisione della stagione e dell’anno sportivo in veri e propri periodi o fasi (fase di costruzione, di specializzazione, fase agonistica, etc etc).

Tutti questi termini servono semplicemente ad avere uno schema mentale (e pratico) con il quale operare sui piani di allenamento, un aiuto alla stesura. Anche un atleta consapevole è bene che ne conosca il significato.

La differenza fra programmare qualcosa e non farlo, infatti, è presto spiegata: provate ad infilarvi le mutande dopo che avete già messo i pantaloni…

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I VANTAGGI E LE LIMITAZIONI DELLE SCUOLE DI PENSIERO

Le scuole di pensiero nel campo della programmazione dell’allenamento sono tante e variegate (modelli tradizionali vs a blocchi vs polarizzati vs reverse vs macrocicli integrati vs chi più ne ha più ne metta), come i fiori in un prato di montagna: chi studia ed è immerso nelle programmazioni da mattina a sera lo sa.

Ed è per questo che è impossibile procedere da questo punto in poi senza pensieri prettamente propri e l’uso di affermazioni egoriferite, di cui mi scuso a priori.

Non credo ci siano vie assolutamente giuste o sbagliate in questa complessa materia. Solo “vie genericamente più utili per alcuni atleti e altre meno”.

Chi si considera particolarmente all’avanguardia in queste cose mi fa sorridere. L’avanguardia non esiste. Stiamo assistendo ad un processo che nella musica e nell’arte è già accaduto decadi fa, ovvero la contaminazione.

Così come i musicisti più bravi sono quelli che riescono a riproporre stili e correnti in maniera consona al pubblico a cui si dedicano, anche il tecnico competente è colui che riesce a prendere le proprie conoscenze e a “contaminarle” al punto giusto per impiegarle nella maniera migliore per il proprio atleta.

La storia dell’apprendimento stesso ci insegna queste regole.

Guardate un bambino quando gioca con il Lego. Inizialmente comincia a costruire seguendo le istruzioni. Seguendole è sicuro che potrà venir fuori un determinato lavoro. Facile, ma anche noioso e limitante. Così, mano a mano che acquista sicurezza, riesce a mettere le proprie capacità al servizio della fantasia ed elaborare “capolavori” totalmente differenti.

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ATLETI, ALLENATORI E LA PERFORMANCE PERFETTA

Siamo nel 2021 signori…e saper programmare significa esplorare le varie risposte di un atleta a stimoli differenziati e costruiti su misura: da un giorno all’altro, da una settimana all’altra, da un mese all’altro e così via.

Ed ecco perchè il miglior allenatore possibile per un atleta, in un mondo ideale, non sarebbe altro che l’atleta stesso…se solo avesse voglia di sviluppare la conoscenza, le capacità e il coraggio di esserlo.

Chi meglio di lui può conoscere e comprendere il suo corpo?

Eppure, proprio per il mancato realizzo di questi presupposti esistono i tecnici: non sempre dei personaggi con i requisiti sopraelencati ma comunque persone oculate e competenti (si spera!), che osservano dall’esterno e propongono soluzioni in base ad una conoscenza meno coinvolta (ciò che grossolanamente manca all’atleta), un pò come Virgilio con Dante…Artisti (più o meno fantasiosi) la cui VERA forza è “l’essere al di fuori degli accadimenti”.

Da notare che Dante è forse la testimonianza storica più evidente “dell’artista consapevole”. Dante era anche Virgilio…nel suo poema riusciva a domandare e rispondersi, era atleta e tecnico. E in effetti la Divina Commedia fu una “performance perfetta”.

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WHAT IF…

La pianificazione per come la vedo io è un pò un “WHAT IF…” (una serie della Marvel comics che i fumettari conosceranno – vedi immagine), cioè un “cosa succederebbe se..”, una possibilità incastrata in un universo di possibilità.

Dati per scontati studio, conoscenza e passione, credo sia necessario tentare, sperimentare, azzardare e adattare senza tante remore e paure. Questo vale sia per il tecnico, sia per l’atleta. Tanto nessuno ha la palla di cristallo o la lampada di Aladino. E, parliamoci chiaro, affidarsi in maniera cieca ai gingilli tecnologici che ci vengono dispensati dal mercato, spesso spegne il potenziale talento della mente umana e dell’intuito, che ritengo essere ancora la vera scintilla del progresso in qualsiasi campo.

Quindi sfruttiamo questi archibugi, si. Ma non facciamoci comandare come droidi.

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RUN – LIBRO 2

La copertina del secondo libro
del progetto RUN

Affronterò queste parentesi dedicate alle programmazioni anche nel secondo libro del progetto RUN, descrivendo le varie scuole di pensiero applicabili e le mia idea personale (che, sia chiaro, è solo una in mezzo a tante), con i vari consigli per le applicazioni migliori in base alle categorie di atleti.

Il mio intento è quello di mostrare ad ogni lettore che ha voglia di mettersi in ballo, quanto sia possibile “giocare” con i mezzi e le programmazioni dell’allenamento. La vera differenza in queste cose non la fa solo la conoscenza ma anche la curiosità e la voglia di applicare questa conoscenza nei tanti modi che la natura stessa del nostro corpo ci mette a disposizione

Alla prossima,

D.

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