LETTERA AI RUNNER IN PIENA PANDEMIA: PENSIERI, RIFLESSIONI, CONSIGLI

Premetto che non seguirò un particolare filo logico in questo scritto, poichè ho intenzione di ascoltare ciò che il cuore mi suggerirà al momento, come da tradizione romantica.

Ecco, aspettatevi una lettera romantica, vecchio stile.

Pertanto mi scuso a priori se certi pensieri non risulteranno particolarmente filanti e gli intenti non saranno così chiari.

Non ho veri intenti in realtà. Ho solo bisogno di sfogare qualche riflessione e un pò di lecito disappunto.

Lo faccio rivolgendomi ad un popolo che sento vicino e di cui mi sento parte attiva.

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Questo autunno/inverno 20/21 è un periodo socialmente incredibile sotto vari punti di vista. Si assistono a varie espressioni di comportamento umano, vari modi di rendere conto ad unica grande mannaia piovuta dal cielo. L’Italia è un paese a zone colorate. E in queste zone:

..."La corsa è l'unico vero sport praticabile rimasto o, quanto meno, è quello più a portata per rimanere in forma (e speriamo continui ad esserlo)".

(Lo lessi tempo fa non ricordo su quale quotidiano nazionale. E pensai che il giornalista doveva per forza essere un runner o qualcosa di simile. In quella parentesi c’era più di una disincantata speranza).

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Questo “collo di bottiglia socio-sportivo” riversa una varia moltitudine di persone sulle strade, spingendola a muoversi. Non è rimasto tanto altro.

Basta abitare in un qualsiasi centro abitato per vederne di tutti i colori: dal giovane palestrato, abituato a fare i suoi 20 minuti aerobici “bruciagrassi”, che sfreccia con la mascherina (ebbene si), paonazzo, per una manciata risicata di chilometri. Una pratica insana…che ti viene voglia di rincorrerlo e ricordargli che ci sono modi più rapidi ed indolori per morire.

Fino alle signore super-bardate che ai 7′ al km sudano come sotto il sole di luglio, non tanto per la scarsa forma, ma per l’incredibile quantitativo di vestiario che indossano, piumino compreso: #comefareunasaunasenzacentroestetico.

Nel mezzo c’è un meraviglioso arcobaleno di podisti.

E fra questi…l’amatore vero. Quello che prima di questa “pandemica” situazione faceva le gare ogni santissima domenica (o quasi), e che a testa bassa, immerso in ettolitri di tristezza, non ha mai smesso di correre anche durante i lockdown, al costo di farlo nel corridoio di casa propria.

Ci sono atleti là fuori a cui manca clamorosamente l’attività agonistica. Gente che percepisce ogni singola gara saltata come una sottile stilettata alla schiena. Persone private del loro mondo: quello del caffettino domenicale alle 7 di mattina con i compagni di squadra, prima del cross di nonsodove o la mezza maratona di vattelapesca, quello della adrenalina che sale nei fatidici 20 minuti di riscaldamento pre-gara, quello del contatto madido con le braccia o la spalla dell’avversario di turno sulla linea di partenza, prima dello sparo.

É dura per tutti ragazzi. Ma cosa volete che sia, c’è chi sta infinitamente peggio.

In questa situazione di flagello sociale bisogna pensare che la corsa, nel suo piccolo, per motivi del tutto naturali e legittimi, potrà continuare ad essere una valvola di sfogo per chiunque. Chiusure o no. Divieti e clausure comprese. Perchè così sarà stavolta, mi auguro.

La corsa è scritta sul corredo genetico dell’essere umano, è un atto di salute, una scossa corroborante per il sistema cardiocircolatorio, una ginnastica necessaria per il corpo, il cuore e la mente, una gioia innata e profonda, una scintilla stessa di vita, biogenesi (nascita di vita) mitocondriale.

Parliamo dell’esatto contrario della malattia, la dimensione opposta, la sua nemesi. Per questo, almeno concettualmente, ne è essa stessa il principale rimedio.

Ma al di là della filosofia è bene far presente che la situazione, come detto, sta spegnendo il fuoco della competizione. Non solo nello sport ma anche negli animi sportivi.

Anche questa stessa visione, prettamente “salutistica” della corsa, ha un doppio taglio: sta portando molti amatori a vacillare. Lo sento e lo vedo da tante cose. In tanti hanno rallentato i ritmi di allenamento. Tanti altri, presi invece dall’ansia contraria, quella della clausura e del rifiuto di una forzata condizione anti-competitiva, hanno invece continuato a “tirare” come forsennati, preparando non si sa bene cosa….forse una gara contro se stessi, mi viene da dire.

Molti di loro adesso sono infortunati: ne conosco diversi, purtroppo.

In fondo è sempre una questione di equilibrio.

Lo so, non si sa cosa fare. Tanti vagano per il web (che è un pò come vagare per il mondo) alla ricerca di idee e spunti, esercizi e circuiti, stimoli e motivazione…come zombie in cerca di carne umana (a proposito di web in fondo al post lascio un valido riferimento*).

L’assurdo nasce dal confronto tra la domanda dell’uomo e l’irragionevole silenzio del mondo.

Albert Camus

Parliamoci chiaro: è normale cercare risposte in qualcosa al di fuori di sé, spesso lo si fa per trovare stimoli dentro di sé.

Il problema è che fuori (passatemi questo termine così generico) c’è talmente tanta roba, talmente tanto frastuono, che tutto diventa uguale.

É il tanto rumore che si trasforma in assordante silenzio. E di frequente non porta a nulla.

Ciò che manca nel frastuono è la capacità critica di discernere ciò che è opinione da ciò che è ragione. E questo antipatico bivio si può evitare solo attraverso la conoscenza e l’uso della logica.

Tuttavia, nel 2020, in un mondo social dove tutti dicono tutto, non è possibile arrivare alla conoscenza senza una esperienza diretta con vari tipi di input culturale, siano essi blog, video, network, libri, etc.

Solo sperimentando una fonte si può cogliere se ciò che esprime è ragionevole o assurdo. Solo andando a fondo è possibile comprendere, capire. Ma per fare questo occorre avere la voglia di sbattersi ed usare il cervello.

La più grossa nemica in tutto questo è la pigrizia. Dante la chiamava “ignavia”, un sentimento che poneva gli ignavi al di fuori di tutto: inferno, paradiso, purgatorio.

Una colpa che cancella l’essere umano. Tant’è che Virgilio, che nella Commedia rappresenta la ragione, consiglia Dante di scansare quel particolare gruppo, perchè indegno di suscitare alcun interesse:

"Non ragioniam di lor, ma guarda e passa".

Essere pigri significa essere nulli, inutili. Pensate che tragedia. In sostanza: guardare il mondo senza parteciparvi, ripetere le cose solo perchè qualcuno le dice, solo perchè non si ha voglia di ragionare su cosa fare veramente, equivale a scomparire.

Per avere le risposte bisogna diventare le risposte. Apprendere, testare, provare su se stessi. PARTIRE da se stessi.

Esiste una qualità chiamata coerenza. Cioè la capacità pratica di unire le proprie convinzioni e le proprie azioni.

Mi viene in mente “The Martian – Il Sopravvissuto”, il film con Matt Damon, in cui lui, astronauta rimasto solo su Marte, riesce a tornare sulla terra grazie alla costanza e al raggiungimento dei propri piccoli obiettivi quotidiani, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno.

Ecco il punto: gli obiettivi. Per ogni uomo, donna e atleta sono fondamentali in questo momento. Se non si hanno obiettivi, occorre crearseli.

Amici runner, non mi sto riferendo alle gare. Servono obiettivi più concreti.

Sperare in una gara significa confidare in qualcosa che devono organizzare altri, col permesso di altri ancora. Troppi passaggi. Ricevo almeno una mail al giorno di atleti che vogliono “preparare la maratona a febbraio o a marzo o ad inizio primavera”.

Ragazzi, santo Dio…..usate la testa…..stiamo vivendo in una società di regole da manicomio. Siamo ad inizio novembre e siamo già blindati. Pensate a questo: quando si comincia a sentire di epidemie di raffreddori ed influenze di solito? I primi di novembre? Neanche per sogno.

É da dicembre in poi che comincia la vera rumba. Fino poi ad arrivare a gennaio e febbraio in cui, di solito, si fa il pieno di gente a letto con la febbre. Marzo è pieno di strascichi.

Data questa pratica…con una pandemia in atto e l’esperienza già vissuta, cosa vi fa pensare che ci potranno essere gare (con quali regole poi? Non certo quelle che conoscevamo) prima (almeno) di una primavera inoltrata? (…e cerco di essere ottimista!).

Le gare non possono essere un obiettivo ora (almeno per la maggioranza di atleti). Le gare possono diventare un passaggio alla (pseudo) normalità mano a mano che la situazione si dipanerà.

Non fatevi infinocchiare dai discorsi sui vaccini. Non perchè non funzionino o altre sciocchezze. Per carità, lungi da me giudicare qualità tecnico-scientifiche senza alcuna competenza in merito.

Solo per una questione di tempistiche. Ascoltare le promesse delle Big Pharma serve solo a muovere i mercati azionari. Parliamo di cose concrete, usando quella logica di cui parlavo prima.

Servirà tempo per introdurre i prodotti sul mercato, ancora più tempo per avere disponibilità reale, altro per avere un usofrutto da parte del grosso della popolazione ed, in fine, altro tempo ancora per comprendere i veri risultati di ciò che si sta facendo (perchè non sempre ciò che si spera è ciò che realmente sarà).

Quindi anche se sarete voi a spararvi il primo vaccino al mondo, poi, perchè il meccanismo sociale si sblocchi veramente, quello stesso vaccino, ammesso che tutto vada come deve, dovrà arrivare ad una grande maggioranza di persone.

Serve tempo. Ecco perchè nella quotidianità occorre altro in questo momento.

Si parlava di obiettivi reali.

Non siamo atleti perfetti. Abbiamo un sacco di difetti, un sacco di debolezze, una marea di lacune. Eccoci al dunque: individuare i propri punti deboli ed usare questo periodo per diventare più forti. Dal fisico alla mente.

Io, per esempio, sto costellando di test le programmazioni degli atleti che seguo. Normalmente non lo farei con così tanta dovizia. Di solito ci sarebbero le gare di mezzo: esse stesse diventano ottimi test per molti, basta impostare le cose con un minimo di senno.

Invece, in questo periodo di nulla, sto mettendo alla prova parecchi aspetti di chi seguo e sto imparando tanto. Test di forza, elasticità, flessibilità. Test aerobici. Test psicologici.

I risultati mi parlano in maniera netta. Mi arrivano input che prima sottovalutavo. Non si smette mai di imparare dagli altri.

Riuscite a pensare ad un periodo migliore di questo per sistemare i punti deboli?

No signori. O adesso o mai più. Ecco il modo migliore per costellare di obiettivi il futuro sportivo. Piccoli passi, uno dopo l’altro, come Matt Damon su Marte.

Documentatevi, studiate cosa è possibile fare in termini valutativi. Per esempio nel mio libro, fra le tante cose che ho inserito, potete trovare tutto ciò che vi serve per valutarvi sotto ogni punto di vista.

Badate, non sto scrivendo per farmi pubblicità, ma solo perchè credo in quello che faccio e nella sua utilità. Ciò che propongo è solo una delle tante ipotesi a disposizione.

Avete un allenatore? Usatelo! Se non lo ha ancora fatto, proponetegli di impostare una serie di valutazioni psico-fisiche per capire che momento state vivendo e dove è possibile agire per migliorare nei prossimi mesi.

I possibili campi di azione sono tanti e, se decidete di agire da soli, dovete prima averli ben chiari. Se invece desiderate affidarvi ad una persona esterna la preoccupazione dovrà solo coinvolgere il suo grado di competenza.

Ciò che è importante è non essere passivi, non subire la situazione e, se possibile, anticiparla.

Cosa che, ahimè, sembra non essere stata compresa dai nostri governanti, che si ritrovano costantemente a rincorrere la natura e le sue tante sfaccettature, dai virus al comportamento delle persone. E a farlo in maniera goffa e incerta, sempre in ritardo, senza alcuna reale programmazione se non quella effimera atta alla salvezza momentanea del proprio didietro.

E mi scuserete se concludo con questa parte anatomica una lettera che è invece scaturita in parti del corpo molto più nobili.

Forza ragazzi. Forza tutti.

Passerà, come sempre, come tutto il resto.

D.

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Note:

  • Ho solennemente evitato di parlare di un altro argomento che mi rode, ovvero la comunicazione mediatica a cui siamo sottoposti da mesi, perchè se apro il libro su quella scrivo un’altra lettera. Non ora.
  • il riferimento web che desidero lasciare è il canale youtube di Massi Milani, un ottimo punto di riferimento per ogni runner, ricco di spunti, esperienze, competenza e utilissime recensioni. Nasce dalla collaborazione di una costola di theRunningPitt (Massi Milani appunto) e Andrea Soffientini, entrambi amatori elite, coppia simpatica ed affiatata. Quando voglio passare una decina di minuti utili e spensierati mi faccio un giro sul canale. Lo consiglio a tutti gli appassionati.

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